Se ci fossero dubbi sull’ispirazione che l’arte pittorica ha esercitato ed esercita sul cinema di Michele Soavi, è il regista stesso a fugarli: «Io parto sempre da un disegno, o da un quadro, per raccontare qualsiasi film». E se l’orrore è quasi sempre un movimento – l’inseguimento, la corsa dal mostro, il riemergere della mano da una tomba, il verticalizzarsi del vampiro nella bara – l’orrore di Soavi è invece cristallizzato, un freeze frame di terrore imprigionato nei confini dell’inquadratura. La sua cura per il dettaglio della porzione di campo inquadrata, l’amore per la prospettiva straniante sugli oggetti catturano i [...]
Tratto da Michele Soavi n 6/2018