Nell’immaginario, o perlomeno nella memoria, Troppo forte (1986) rappresenta l’ultimo modello di un certo cinema popolare, fruito in sala con rituali gioiosi che da lì a poco si sarebbero persi. A suo modo, è anche l’ultimo film di Carlo Verdone che chi scrive ha visto con lo spirito dei tempi. Chiude un cerchio, per quanto successivamente il regista abbia realizzato lavori migliori (pochi in verità: Compagni di scuola [1988], Maledetto il giorno che ti ho incontrato [1992]). Erano proiezioni rumorose e affollate; a posti terminati ci si sedeva anche per terra o sui gradini, capitava di rimanere in sala a [...]
Tratto da Carlo Verdone n 12/2019