Dal tavolo da gioco di Regalo di Natale (1986) al campo da calcio di Ultimo minuto (1987), che non sarà chiuso dentro una stanza, ma è inserito in un ambiente di provincia che appare parimenti claustrofobico. Più che le fasi di gioco contano le reazioni. Come spesso avviene nel cinema di Pupi Avati. Un’inquadratura sul volto, un sorriso amaro che nasconde inquietudine e disagio. Le azioni, durante i match, non si vedono. Prima ci sono il ritiro, le interviste post-partita con i risultati della squadra in caduta libera. Poi c’è la sfida decisiva contro l’Avellino. I giocatori vengono inquadrati, le [...]
Tratto da Pupi Avati n 10/2019