Che cos’hanno in comune Dedo, estroverso e brillante, Giulio, timido e sovrappeso, Samuele, silenzioso e dalle gambe più corte rispetto ai coetanei, Carlo, leggermente cifotico ma «con occhi fermi che non hanno paura» ed Emilio, inquieto e inquietante? Sono tutti adolescenti, tanto per cominciare. I primi due si muovono in un’Italia in piena emozione calcistica, nella Bologna dei giorni nostri, e i secondi nell’assolata zona rurale del Veneto del dopoguerra. È forte il legame tra Dedo e Giulio, che occupa la cupa soffitta all’ultimo piano del suo palazzo, così come è solido e malinconico il rapporto tra Carlo e Paolino, [...]
Tratto da Pupi Avati n 10/2019