Forse è vero, forse aveva ragione Marcello ad affermare che «c’è del marcio in Danimarca»; dopotutto anche Amleto, non molto prima, aveva descritto quella terra come «un giardino incolto, pieno tutto di malefiche piante»1. Ma se qualcosa era marcito a Elsinore già nel XVI secolo, all’imbrunire del XX Copenaghen è una terra di nessuno, un luogo in cui non c’è speranza e, se c’è, non può sopravvivere all’usura del tempo e alla belluina volontà di sopraffazione dell’uomo. Certo, permangono le peripezie della macchina da presa attorno, sopra e sotto le pile di videocassette che imperano nel micro-regno di Lenny, figura [...]
Tratto da Nicolas Winding Refn n 4/2017