Luca Pallanch

riviste

Negli anni Settanta il cinismo dei cinematografari romani aveva coniato per una lunga schiera di registi, spesso improvvisati, il detto «Il primo e l’ultimo film», mirabile sintesi di un’intera carriera. Qualche fortunato alimentava la schiera, anch’essa nutrita, dei registi di un paio di titoli che avrebbe annoverato anche il nome di Giuseppe Avati detto Pupi, se il destino non avesse scompigliato le carte. Siamo però sicuri che le prime due opere di Avati avrebbero comunque attirato l’interesse degli studiosi, a distanza di cinquant’anni, anche se avessero giaciuto solitarie, come fiori in un cimitero abbandonato. Troppo eccentriche, visionarie, strabordanti per non essere [...]
Tratto da Pupi Avati n 10/2019

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Autobiografia involontaria
Maurizio Nichetti è famoso come regista di Ratataplan, Ho fatto splash, Ladri di saponette, Volere volare, che sono stati visti [...]

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