Il Lightning P 38 volava nel cielo terso del mattino, cucendo un cirro all’altro con la sua scia.
Visibilità ideale per una ricognizione fotografica.
Il pilota eseguì una rapida verifica della strumentazione di bordo. Centoquarantotto dispositivi di controllo, da tenere sotto costante sorveglianza, richiedevano l’onnipresente vigilanza di un dio e la prontezza di riflessi di un superuomo, e lui sapeva bene di non possedere né l’una né l’altra. Anche il più piccolo gesto, ormai, gli costava una fatica spropositata. La spalla anchilosata, indelebile ricordo dell’incidente occorsogli in Guatemala sei anni addietro, lo tormentava con la sua inutilità e un persistente dolore. E [...]
Tratto da Lune d’Acciaio – I miti della fantascienza n 9/2015